DIFFERENZA TRA VITELLONI E BIRRI
(LA VOCE DI ROMAGNA 2 aprile 2014)
La
prima legge che governa tutti gli esseri viventi è la
indispensabilità della prosecuzione della specie.
La
propagazione della specie, come noto, avviene attraverso rituali e
atti che necessitano di un'esemplare di sesso maschile e uno di sesso
femminile: consenzienti, non consenzienti o paganti.
La
natura, sapiente madre, ha fatto in modo che lo svolgersi di tali
atti e rituali sia estremamente gratificante per i partecipanti:
colori sgargianti nelle livree maschili e nei portafogli che
affascinano le femmine, studiate malizie femminili che hanno effetto
vinavil sugli esemplari maschi, giulivi canti e pettorali guizzanti
che inluviscono le femmine e culi da reato per la cui proprietaria si
scatenano risse e cause legali tra i maschi.
Possiamo
sintetizzare il tutto dicendo che il maschio di ogni specie animale è
"devastato dalla voglia di gnocca" e che alle femminucce
ciò non dispiaccia più di tanto.
Orbene,
nel particolare bacino geografico che andremo oggi ad analizzare, che
è il tratto di costa adriatica tra Fiorenzuola di Focara e Casal
Borsetti, denominato per convenzione "Riviera Romagnola" e
dai locali "A Mareina", la natura ha agito sul genoma
dell'Homo Sapiens potenziandolo ed evolvendolo in una specie
superiore: l' Homo Romagnolus Trombantis (o Presuntus Talis...).
L'Homo
Romagnolus si suddivide poi in due sottospecie (sottospecie di
uomini, dicono le donne: ma questa è un'altra storia...) il BIRRO ed
il VITELLONE, spesso confuse tra loro, compito della lezione odierna
è spiegare le differenze.
Il
Vitellone.
La
definizione vitellone viene usata per la prima volta da Ennio Flaiano
negli anni cinquanta e si riferiva ai giovani fancazzisti di Pescara
che passavano tutto il giorno a disquisire, davanti a un Campari,
sulle dinamiche della filosofia aristotelica e su chi e come si
dovesse ciulare la figlia dell'avvocato. Flaiano la spedì al noto
naturalista, poeta, profeta e imperatore dei sogni Federico Fellini
che ne fece nel cinquantatrè apposito lungometraggio.
Il
vitellone è il filosofo paraculo da spritz, è il figlio di buona
famiglia e di buona donna che preferisce stare al bar piuttosto che
fare qualcosa di remunerativo, è l'avvocato non iscritto all'albo
che usa la favella per intortar donnine, è il Riminese (o
Riccionese, o Ravennate: tòt cumpagn...) bohemienne con lo sguardo
da mazzola bollita.
Il
vitellone preferisce la qualità delle conquiste femminili alla
quantità; i suoi obbiettivi sono: la figlia del notaio, l'artista
francese in villeggiatura e la moglie del sindaco (anche la figlia se
possibile e se proprio non c'è di meglio và bene anche la
mamma...).
Peculiarità
del vitellone è che per ogni donna conquistata realmente, racconta
al bar dodici storie diverse. Il luogo dove il vitellone abita è
"sopra la stazione", in città: guai mischiarsi col volgo
marittimo! Infatti il vitellone non va a marina: è bianco come un
seppiolino anemico anche a ferragosto, non sa nuotare (neanche
Fellini sapeva nuotare) e ha un fisichino rachitico da far pena; ma
chissà perchè alla fine della fiera riesce a raggiungere lo scopo
di ogni Homo Romagnolus: sposarsi con una di San Marino.
Il
Birro.
Il
dizionario sentenzia:" Il birro è nel medioevo e in età
rinascimentale, guardia che tutela l'ordine pubblico.Sinonimo:
sbirro" quindi potremmo dire: " Il birro è in Romagna in
età balneare, guardia che tutela l'ordine pubblico a marina.
Sinonimo: Bagnino" .
Ma
non è così, o perlomeno non è tutta la verità.
Birro
deriva da "Bér" che significa ariete, il maschio della
pecora. Quindi se mescoliamo i due presupposti: un bagnino e
un'animale caparbio, di intelligenza spiccia e di facili costumi,
otteniamo il Birro Romagnolo.
Il
birro ha la propria dimora tramezzo i capanni di marina, "sotto
la stazione" guai a mescolarsi con le popolazioni oltre ferrovia
definite dai Birri "fighetdecaz". Per quello che riguarda
la quantità e la qualità delle conquiste femminili, il birro è un
camionista alla trattoria del sesso: "roba buona ed abbondante!
E mai nello stesso posto!" è il motto che ogni birro ha tatuato
sul cuore.
Oltre
i bagnini possono essere birri anche portieri di notte, manovali,
camerieri: insomma tutta la gente che lavora per vivere (e per
ciulare..) e non che vive per lavorare (facendosi ciulare...).
Il
Birro è abbronzato anche a natale, sa trarre in salvamento (o
soddisfare sessualmente...) quattro svedesi contemporaneamente, dopo
aver mangiato una cassetta di sardoncini arrosto con la piada e la
zvolla e dove la natura ha scarseggiato in materia grigia ha
abbondato in materia pelvica.
La
prima attività che svolge il birro la mattina è quella di scappare
dal letto o dalla brandina della tipa conosciuta la sera prima al
densing, poi corre dalla propria madre per la quotidiana dose di
caffelatte coi pavesini e di "sgrazid, fa basta andè in zir la
nota: at faz e siampo sa e s-ciadur!".
Mentre
il vitellone sovente esula i confini della propria città e non ha
istinti territoriali, il birro è fortemente territoriale e
diversificato in sottospecie: guai a dire ad un birro di Riccione che
è uguale ad uno di Cesenatico o ad uno di Rimini: il riccionese
schifa il riminese e il riminese snobba il cesenatichino: tra loro
incorre la stessa differenza che c'è tra.............
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Antropologia
Romagnola da bar:
E Bdocc Arfat.
(LA VOCE DI ROMAGNA 03/01/2015)
Oggi
analizzeremo le caratteristiche di un personaggio che percorre la
storia Romagnola da sempre: E Bdocc Arfat.
Origine
dell'appellativo.
“Bdocc
arfat” può essere tradotto come “pidocchio rifatto”,
ovvero un essere insignificante (“e bdocc”, appunto) che
in qualche maniera si è riscattato dalla sua condizione di
indigenza, (“u s'è arfat”, si è rifatto). Caratteristica
peculiare del “Bdocc arfat” è quella di non riuscire a
gestire la sua nuova condizione di benessere con il dovuto
savoir-faire, trovandosi in situazioni grottesche che lo mettono in
ridicolo (traduco: “e fa e sburoun, com un baghin sa la
cravata”).
In alcuni
bacini fonetici lo “bdocc arfat” viene identificato come
“bducios arfat”, “pidocchioso rifatto”, ovvero
colui che in passato era talmente indigente da non potersi
permettere un'adeguata igiene personale. Per semplificare in questa
trattazione utilizzeremo sempre l'appellativo “bdocc arfat”.
Nel tempo
l'appellativo ha perso le connotazioni originarie, molto spesso, ora
“bdocc arfat” identifica la persona facoltosa, o presunta
tale, che ostenta senza ritegno il proprio status sociale. Si tratta
di un misunderstang linguistico: “la persona facoltosa, o
presunta tale, che ostenta senza ritegno il proprio status sociale”,
ha una specifica definizione: “e sburoun”
Un “bdocc
arfat” sovente è anche“sburoun”, ma non è sempre
detto che un “sburoun” sia un “bdocc arfat”.
Distinguo
A
scopo di evitare equivoci, è necessario puntualizzare nuovamente che
l'appellativo “bdocc
arfat” non significa
“persona che ha fatto i
soldi”: chi ha aperto
un baretto con un mutuo di centotrenta anni e ora sta avendo il
meritato successo; chi faceva gli extra in pizzeria per pagarsi
l'università e adesso è commercialista e gira col Mercedes;
chi
ha preso la pensione diroccata dei genitori e l'ha trasformata in un
resort con spa investendoci tutto quello che aveva;
queste
sono “persone a modino
che ci hanno creduto”.
Come
riconoscere un vero “bdocc arfat”: tre casi tipo
Analizziamo
ora tre situazioni tipo che permettono di identificare i sintomi che
caratterizzano i malati di Bdocciosi Arfattica Cronica.
“le
mercedes han si il loro fascino, ma vuoi mettere un motore bienvù...”
se chi lo dice girava fino a tre mesi fa con la Uno scassata della
nonna, adesso ha l' X5, una nonna al camposanto e un conto nuovo
all'unicredit, siete davanti ad un “bdocc arfat” appena
sfornato.
Se
durante il discorso di insediamento, il nuovo Assessore ai Semafori
Gialli con Delega ai Canarini, pronuncia le parole: “ho deciso
di impegnarmi attivamente, è giusto che ognuno di noi faccia il suo”
avrete la certezza di trovarvi innanzi a uno“bdocc arfat
politico“ e potete anche essere sicuri che fino l'anno scorso
diceva: ”i politici, qui da noi, guerda, son tutti solo dei
fatti magnaccia: sia quelli nuovi che quei vecchi! Toccherebbe
buttare una bomba in comune! Ma a me non me li fregano quei due
soldi: una volta a settimana faccio un giro in Repubblica col
nero...se, seh!”
“sta
gente che non trova da lavorare... valà son solo dei vagabondi:
basta darsi da fare! Altro che pusghette!” se chi lo pronuncia
è stato bocciato tre volte in prima alberghiero e poi si è sposato
un water con le gambe, talmente cessa che ti vien voglia di diventare
islamico per farle mettere il burka e adesso gioca a fare il
responsabile acquisti, pardon Senior Buyer, nell'azienda del suocero,
avete al vostro cospetto un “vero bdocc arfat certificato”
L'inesistenza
della declinazione al femminile: la chimera della “bdocia
arfata”
Il
termine “Bdocc arfat”
non ha corrispondenza al femminile, può sembrare strano in una
civiltà quale la nostra così attenta alle tematiche di parità dei
sessi.
La
motivazione è la seguente:
...sia
che una donna abbia avuto un fantastiliardo di euri in eredità
...sia
che si sia rotta il cervello per studiare lettere e adesso abbia una
cinquecento cabrio e una cattedra al liceo entrambe meritate
...sia
che si sia sposata uno coi soldi
...sia
che abbia rilevato l'azienda del babbo e abbia la schiena rotta
perché fa un lavoro da maschio
...sia
che una donna abbia imparato a gestire quei due soldi di stipendio e
ogni tanto si fa un meritato regalino in boutique
… sia
che la dia in giro nei campi come se non fosse la sua...
Siano
tutte ste robe, in questa società maschicentrica non sarà mai
chiamata: “fortunata”,
“una che si merita il
successo che ha”,
“brava coi soldi”,
neanche “bdocia arfata:
sarà da tutti chiamata: “una
che l'ha data in giro per due lire”.
Triste,
vero? Provate a smentire questa teoria...
Come nasce
un “bdocc arfat”: il terzo figlio di Gisto
Gisto,
l'albergatore tipico Romagnolo che richiede trattazione a parte, per
contratto fa fare alla moglie Meris tre figli: Verther, Sabina e
Valter.
Verther è
zuccone come suo babbo e viene messo a scapazzoni a preparare il
buffè delle colazioni appena raggiunge la maturità
lavorativa:ovvero il giorno dopo che ha imparato ad andare da solo
sul tricicolo. Divente
rà lui il nocchiero che guiderà la Pensione
Maristella difendendola dagli assalti dei sanguinari Corsari
Finanzieri al soldo del Malvagio Ammiraglio Irpef a suon di biastimie
e tripli salti mortali contabili.
Sabina è
quella perfettina, Gisto a dieci anni la mette nel sottoscala a fare
le schedine, col destino da segretaria segnato. Lei in terza
ragioneria, sbattendosene dei dieci che ha in pagella, fugge dal
babbo, dalla Pensione Maristella per andare in Umbria a coltivare
lenticchie biologiche con un fricchettone.
A noi interessa
Valter. Valter ha una predisposizione per le materie umanistiche e
una spiccata sensibilità artistica (traduco:.................
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SPECIALE 8 MARZO 2015
LA VOCE DI ROMAGNA
3 articoli che trovate nel mio libro hasta la piadina: siempre!